DINASTIA SAVOIA: FILIBERTO I
Immediatamemte dopo la morte della duchessa
Violante (o Jolanda), sorsero negli Stati di Savoia e Piemonte, nuove e gravi
complicazioni per la questione della reggenza. Il piccolo duca Filiberto,
ch'era nato a Chambéry nel 1465, doveva ancora essere sottoposto ad una tutela,
e l'Assemblea dei Tre Stati, riunitasi per provvedere ad evitare i disordini
che già si manifestavano imminenti, decise concorde l'istituzione d'una specie
di comitato di reggenza, composito di sei Savoiardi e sei Piemontesi. Poi, dopo
un disastroso esperimento di questo comitato, la stessa Assemblea affidò la
tutela di Filiberto a Luigi XI, re di Francia, che già aveva provveduto al
governo del Ducato durante la prigionia di Jolanda.
Luigi XI, allora, volle avere presso di se il
duca adolescente (che fu condotto con le sorelle a Lione, dove erano il re e la
Corte), e delegò a governare la Savoia e il Piemonte il conte Seyssel de la
Chambre, che ebbe infatti titolo di governatore generale.
Contro costui, violento e dispotico, non
tardarono ad esser lanciate accuse di abuso d'autorità, le quali indussero il
re di Francia a richiamarlo e a sostituirgli il vescovo di Ginevra. Filiberto,
che nutriva già quella vivissima passione da cui derivò il suo soprannome di
Cacciatore, era in quei giorni a caccia nei dintorni di Grenoble. Il conte
Seyssel De la Chambre, anzichè obbedire al suo sovrano, fece rapire e
ricondurre in Savoia il giovane duca proponendosi di conservare con la violenza
il potere che gli era stato tolto.
Ma Filippo di Savoia, allora, tornò in
scena, anche per aver saputo che Luigi XI lo credeva complice dell'autore di
quell'audace colpo di mano, e, procuratisi aiuti dal marchese di Saluzzo, si
recò nascostamente a Torino, dove Filiberto era stato condotto dal suo
rapitore. In quella città, riuscì con un abile stratagemma a far prigioniero il
De la Chambre, sorprendendolo nel sonno e lo chiuse in un sotterraneo del
Castello. Poi condusse a Lione il nipote, che vi fu accolto « con ogni
dimostrazione di onore e di affetto », mentre al De la Chambre venivano
confiscati tutti i beni.
A Lione, Filiberto visse per qualche tempo
presso il re suo tutore; ma, colto durante una partita di caccia da una
malattia che sembrò misteriosa, morì a diciassette anni il 12 aprile 1482.
Corse voce ch'egli fosse stato avvelenato
per volere del cupo monarca francese. Quella supposizione non potè sembrare
totalmente infondata, poichè era logico pensare che Luigi XI avesse giudicato
opportuno sopprimerlo affinchè nel ducato di Savoia nascessero nuovi disordini,
dei quali egli avrebbe potuto approfittare per impadronirsi definitivamente di
un paese su cui esercitava già tanta influenza. Un delitto di quel genere,
d'altronde, doveva sembrare assai verosimile da parte di un re crudele che già
ne aveva commessi molti altri.
Filiberto il Cacciatore non ebbe così modo
di manifestare le sue qualità di principe; ma lasciò fama d'esser stato molto
intelligente e di aver fatto sperare ai sudditi, per la sua bontà e per la sua
assennatezza, un avvenire assai migliore del torbido periodo in cui si svolse
la sua vita brevissima. Mentre era ancora fanciullo, gli fu data in moglie
Bianca Maria Sforza, figlia di Galeazzo Maria, dalla quale non ebbe alcun
figlio. Bianca Maria andò poi sposa, nel 1493, all'imperatore Massimiliano
d'Austria.
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