LA LUCE SUPERFLUIDA CHE ATTRAVERSA I MURI

Scoperta da un team italo-francese "Rivoluzionerà comunicazioni e trasporti"


GABRIELE BECCARIA

Niente la ferma, come se si agitasse in un fumetto di fantascienza. E’ la luce superfluida, capace di oltrepassare gli ostacoli. Perfino i muri.

Possibile? Possibile. La luce normale - si sa - ha le sue debolezze. Basta un temporale e si scombina in un arcobaleno. Nella nebbia si riflette in un flash, mentre nei cristalli viene deviata dalle imperfezioni naturali. La «magica luce», al contrario, sembra onnipotente: attraversa tutto senza farsi distrarre né manipolare, aprendo straordinarie possibilità (da fantascienza, davvero), dai pc ai trasporti.

A raccontarla è uno dei padri della scoperta, il fisico Iacopo Carusotto del Centro «Bec», unità mista del Cnr-Infm e dell'Università di Trento. «Generata da un laser, attraversa un materiale scelto, che è un semiconduttore di arsenuro di gallio. Lì dentro - spiega - le particelle elementari che la costituiscono, i fotoni, interagiscono così fortemente tra loro da coordinare il proprio moto e vincere l'attrito».

Le istantanee del fenomeno sono state scattate durante un test condotto a Parigi dal team di Alberto Bramati ed Elizabeth Giacobino nel «Laboratoire Kastler Brossel» dell'università Paris VI in collaborazione con il gruppo teorico di Cristiano Ciuti dell'università Paris VII. E sono foto esplicite: nella lastra di pochi millimetri che fa da «guida» è racchiuso un mondo che sfida il senso comune. «Quando incontra il “difetto”, l'ostacolo che dovrebbe disturbarla, anziché rimbalzare, la luce gli scorre attorno». Il fascio - secondo il gergo da laboratorio - non si degrada. Come un superfluido, appunto.

C'è poi un'eco da Nobel nell'esperimento. Le osservazioni sono state possibili grazie ai «Ccd», i circuiti usati nei chip per il trattamento di immagini e che la scorsa settimana sono diventati famosi: sono loro ad aver fatto vincere il premio della fisica a Willard Boyle e George Smith. Ma anche il terzo incoronato, Charles Kao, un padre delle fibre ottiche (e delle telecomunicazioni), finisce coinvolto nell'avventura della super-luce. «Si potranno sviluppare nuovi dispositivi per elaborare, e non solo traportare, come oggi, l'informazione digitale: i circuiti elettronici verrebbero sostituiti da circuiti fotonici».

Le applicazioni - si dice con battuta scontata - sono «brillanti». Si pensa a chip velocissimi, eppure capaci di risparmiare energia: renderanno i mille oggetti della quotidianità (dai pc alle auto) enormemente più efficienti, ma gli scenari si spingono alla frontiera dei calcoli quantici.

Intanto Carusotto (che con Ciuti aveva predetto questa luce nel 2004) prosegue al centro «Bec» le ricerche sui comportamenti superfluidi. «Hanno grande importanza - sottolinea -: basta pensare ai magneti dell'acceleratore Lhc e a quelli dei treni a levitazione. Ma c'è un'ulteriore possibilità: rivoluzionare il trasporto di energia elettrica su lunghe distanze». Sembrano opportunità per futuri Nobel. Stavolta italiani.

Commenti

Francesco Kamunico ha detto…
good job!
this is my experiment!

http://theroom3.blogspot.com

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