LE ARTI MARZIALI: Il pensiero (parte seconda)

Approfondiamo il pensiero delle Arti Marziali in relazione con le religioni cinesi.

IL CONFUCIANESIMO

Confucio visse tra il 6° e il 5° secolo a.c., era un educatore e maestro e desiderava che i suoi discepoli diventassero uomini completi, utili alla società e allo stato.
La sua dottrina era una personale interpretazione del pensiero degli antichi saggi, e per raggiungere il perfezionamento morale era necessaria l'acquisizione di una virtù fondamentale chiamata Jen.
Lo Jen sarebbe l'umanità o sensibilità umana e le seguenti massime di Confucio la illustrano molto bene:
"Jen consiste nell'amare gli altri"
"Non fare agli altri ciò che non desideri sia fatto a te"
"Fai agli altri ciò che desideri sia fatto a te".
Un altro concetto base del Confucianesimo è il Li, che indica l'insieme delle relazione fra gli uomini con i seguenti doveri: amore dei genitori verso i figli, pietà dei figli per i genitori, amore tra fratelli, rispetto dei subordinati verso i superiori e così via.
Li è anche la cortesia, l'educazione e il rispetto sociale.
Quindi possiamo interpretare il Li come l'espressione di uno stato d'animo interiore, ovvero l'espressione esterna di Jen.
Quando a Confucio veniva chiesto come comportarsi egli rispondeva:"Facendo procedere le nostre azione da Jen e regolandole con Li".
Altro aspetto fondamentale è Hsiao, che è una virtù morale e sociale.
Un altra virtù fondamentale è I che è la rettitudine e consiste nella disposizione morale a fare del bene.
Coltivando sè stesso in base a questi principi l'uomo diventa un saggio, ed ecco quindi che arriviamo ad uno dei più importanti detti di Confucio:"L'uomo saggio è sempre felice, l'uomo dappoco è sempre triste".
Confucio sosteneva che era necessario coltivare sia la mente che il corpo, egli stesso oltre a praticare le arti marziali era insegnante di tiro con l'arco e l'equitazione.
Difatti i rituali che vengono ancora adesso utilizzati nelle scuole di arti marziali sono parte degli insegnamenti di Confucio, i rituali sono: la cerimonia del saluto, le relazioni tra maestro e allievi, il rispetto dei gradi, la cortesia, l'adorazione per gli antichi capiscuola, il sentimento di riverenza per il maestro etc.
Tutto questo non è pura esteriorità, ma la manifestazione genuina di uno stato d'animo interiore, che porta al desiderio di apprendere da un maestro amato e rispettato per gli allievi, e il maestro che diventa come un padre che li guida lungo la via della tecnica e della saggezza.
Difatti un maestro di arti marziali viene chiamato in cinese Shih Fu che significa maestro e padre.
Senza il loro millenario rituale le arti marziali perdono il loro spirito più autentico e si trasformano in attività violente e poco educative o, nella migliore delle ipotesi, in semplici sport.

IL TAOISMO

L'idea fondamentale del Taoismo consiste nell'identificazione con la natura e con la sua Via.
Secondo i taoisti ciò che provviene dall'uomo è l'origine della sofferenza, ciò che provviene dalla natura è invece fonte di felicità.
Un personaggio fondamentale del TaoismoLao Tzu, vissuto all'incirca all'epoca di Confucio, in parte vero e in parte leggendario. Le sue idee sono raccolte in un libro, il Tao Te Ching (Libro della Via e della Virtù).
Il Tao significa la Via, ed è la fonte e il principio di tutto ciò che esiste, è insito nella natura e la regola. L'uomo può realizzarsi appieno solo quando si abbandona al Tao e si identifica con esso. Il Tao è "vuoto", ossia privo di caratteristiche che ci permetterebbero di definirlo. Pur essendo "vuoto" è tuttavia la fonte di tutto ed è la più utile di tutte le cose. Per fare un analogia possiamo dire che l'utilità di un vaso sta nella sua cavità ossia nella parte priva di materia:
"Perche ciò che è costituisce l'oggetto e ciò che non è (la parte vuota) costituisce la sua utilità".
Uno degli insegnamenti di Lao Tzu è quello della relatività degli opposti, dove tutti gli opposti quali: bene e male, torto e ragione, salute e malattia, luce e oscurità vanno accettai perchè sono inseparabili come Yin e Yang. Per vivere bene, gli opposti, vanno tenuti in un giusto equilibrio, non bisogna pertanto lottare contro le forze della natura, ma come il buon marinaio che non si oppone al vento e si lascia trasportare utilizzando la sua forza, noi dobbiamo lasciarci trasportare dagli eventi della natura e utilizzarli a nostro vantaggio. Le azioni forzate sono in disaccordo col Tao e se ogni cosa viene lasciata andare secondo la sua strada naturale vi sarà armonia nell'universo.
"Il Tao non fà nulla e tuttavia compie ogni cosa", questo è il principio di non azione e và interpretato come il seguire il corso della natura.
Il Taoismo ha influenzato in modo determinante le arti marziali, per il principio del Wu Wei le arti marziali non sono un'arte violenta, ma esclusivamente difensiva. Non bisogna infatti agire attaccando, ma semplicemente adattare la nostra azione a quella dell'avversario.
Lo stesso Lao Tzu dice:
"Un buon guerriero non è bellicoso"
"Un buon combattente non è collerico"
"Un buon vincitore non dà battaglia"
La morbidezza e la cedevolezza sono inoltre qualità essenziali nella pratica della arti marziali. Non bisogna infatti opporsi alla forza dell'avversario, ma bisogna utilizzare la sua forza per batterlo.
"Fra due combattenti vince colui che cede"
Tutti i principi del Tai Chi Ch'uan sono in perfetto accordo con gli insegnamenti del Taoismo, e le tecniche di respirazione, meditazione e circolazione del Ch'i hanno avuto un'importanza fondamentale nello sviluppo del Kung Fu Wu Shu.

IL BUDDISMO

Secondo la tradizione Buddha visse in India fra il 560 e il 480 a.c.
Il re Suddhodana cerca di proteggere il proprio figlio Gotama dalle brutture della vita, ma egli un giorno si reca nelle vie della propria città e vede la povertà, la vecchiaia, la malattia e la morte.
Profondamente colpito si ritira in meditazione e diventa asceta, dopo anni di disciplina e sforzi giunge ad una conclusione e diventa il Buddha ossia l'illuminato. Il suo messaggio fondamentale è contenuto nelle quattro Sante Verità:
1 La sofferenza esiste: nascita, vecchiaia, morte, tormento,tristezza, afflizione, strazio tutto è dolore.
2 Il dolore ha le sue cause che sono la sete di benessere, la sete di piaceri, la sete di esistenza.
3 La sofferenza può essere eliminata se ne eliminiamo le cause tramite il distacco totale e l'annientamento dei desideri.
4 Per eliminare le cause della sofferenza bisogna seguire l'ottuplice sentiero costituito da: fede pura, vita pura, propositi puri, linguaggio puro, azione pura, sforzo puro, memoria pura, concentrazione pura.

Il Buddismo viene importato in Cina da Bodhidarma, e influenzato da alcuni aspetti della filosofia Taoista diventa Buddismo Ch'an.
Chi pratica il Buddismo Ch'an deve educarsi a vedere direttamente dentro di sè ed a scoprire la natura intima della realtà, senza l'aiuto dell'intelletto, per arrivare a ciò sono indispensabili le pratiche della concentrazione e della meditazione.
Durante la meditazione bisogna fare il vuoto totale dentro di sè , bisogna far tacere la voce incessante della mente, bisogna abolire ogni pensiero, ogni emozione. Per riuscire in ciò si deve imparare a regolare la propria respirazione.
Scopo della meditazione è quello di consentire all'individuo di entrare a contatto, in maniera totale, con la realtà vera che lo circonda, avremo così l'illuminazione, il risveglio.
Le cose si vedono allora in maniera completamente diversa, superando qualsiasi rappresentazione mentale e non derivano assolutamente dal pensiero e dal ragionamento. Viene così insegnato a non preoccuparci del passato o del futuro, ma a dare la massima importanza al momento presente che è il solo in cui siamo veramente vivi. La mente diventa come uno specchio, è perfettamente lucida e riflette tutto quello che vi è intorno senza che pensieri e preoccupazioni possano infierire, si impara così ad essere dei testimoni o spettatori distaccati, il pericolo e la morte non fanno più paura, sono riflessi dallo specchio della mente.
Le condizioni di vita all'interno di un monastero (pasti frugali, dormire lo stretto necessario, lavoro, duro allenamento , sopportazione di caldo e freddo, disciplina severa, autocontrollo al dolore) sono l'ideale per raggiungere un simile livello di profondità spirituale, liberando la mente si arriva ad uno stato di ricettività totale che permette di agire istintivamente al minimo stimolo.
Se la mente è libera da ogni pensiero, priva di aggressività o paura, si possono percepire le intenzioni di un avversario ed agire di conseguenza. Il vuoto della mente ed il duro allenamento del corpo permettono di raggiungere l'unità di spirito e di corpo. Non essendoci più freno tra percezione e reazione, il tempo è il più breve possibile e la tecnica diventa perfetta. Difatti le tecniche perfette sono eseguite in maniera inconscia, senza necessità di pensarle prima di eseguirle, ma anzi prima eseguite e poi pensate.
Ricordiamo infine che per gli ideali pacifisti e di non violenza del Buddismo, in perfetta armonia con Confucianesimo e Taoismo, il fine pratico della arti marziali non è l'eliminazione dell'avversario, ma l'autodifesa e la protezione dei più deboli.

Abbiamo visto così come i pensieri religiosi appartenenti alla cultura cinese diventano un fondamento delle arti marziali e si aggiungono alle filosofie di Yin e Yang e dei Cinque Elementi.
Nessuno dei concetti espressi è indivisibile dalla filosofia delle arti marziali.

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